Prospettiva Assoluta e Relativa – Siamo Tutti Traduttori di Realtà

Ti è mai capitato di parlare a una persona e avere la sensazione che ti stia completamente fraintendendo?
Hai forse pensato che non abbia dedicato attenzione alle tue parole (colpa sua), o che il tuo linguaggio non sia stato chiaro (colpa tua). Ma esiste sempre una verità (una prospettiva) assoluta?

Facciamo un tuffo nel 1967. Gli studiosi di psicologia Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson hanno appena concluso la “Pragmatica della Comunicazione Umana“, un saggio che definisce cinque assiomi della comunicazione che innoveranno di lì a poco il panorama della psicologia mondiale.

A noi ora interessa il terzo di questi assiomi, il quale afferma che benché si tenda spesso a credere che esista un solo modo corretto di raccontare gli eventi, in realtà non esiste mai una maniera oggettiva di esprimersiE a sciogliere ogni dubbio ci pensa Watzlawick: “L’illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un’unica realtà.“.

Ma a rendere ancora più interessante questo concetto è la sua universalità: non solo la comunicazione è priva di una prospettiva assoluta, ma lo è anche ogni altra esperienza umana.

Ci troviamo quindi a “tradurre con perdita” la realtà che ci circonda, avvalendoci di filtri interpretativi soggettivi. La sola presenza di un osservatore annichila ogni tentativo di giudizio assoluto del mondo. Ma capiamo il perché.


PERCHÉ ABBIAMO PROSPETTIVE RELATIVE DELLA REALTÀ

Analizziamo tre concetti che rendono relative e uniche le visioni di ciò che ci circonda: la selezione, la distorsione, l’impermanenza.

Fase 1: La selezione

Nessuno di noi percepisce la realtà nella sua totalità.

Conosciamo il mondo esterno attraverso i nostri sensi (che siano cinque o più poco importa). Essi sono sensori biologici potenti ma limitati, filtri che selezionano alcuni aspetti del mondo tralasciandone altri.

Persone diverse possono raccogliere dettagli differenti. Alcuni animali e apparecchiature elettroniche riescono addirittura a catturare informazioni a noi inaccessibili, ma che fanno parte della realtà (esempi: infra e ultrasuoni, raggi infrarossi, onde radio, ecc.).

Fase 2: La distorsione

Selezionate porzioni di realtà, ogni individuo le interpreta diversamente.

Sono molti i fattori che modificano le informazioni “grezze” che riceviamo, tra i quali: convinzioni personali, temporanei stati emotivi e psicofisici, abitudini, pregiudizi, ma anche educazione ricevuta, assetto cerebrale, strutture interpretative, inclinazioni caratteriali.

Fase 3: L’impermanenza

Selezionata e interpretata la realtà, la percezione che abbiamo di essa muta nel tempo.

La nostra prospettiva sugli eventi si trasforma col tempo seguendo il naturale cambiamento dei nostri fattori di distorsione personali, citati al punto precedente. E in ciò concorre anche l’aggiunta di nuove consapevolezze ed esperienze di vita.


PERCHÉ SIAMO ALLA CONTINUA RICERCA DI UNA PROSPETTIVA ASSOLUTA

Pensare di aver trovato una prospettiva assoluta, oggettiva, riguardo a un evento o aspetto della vita è esaltante. Ci dona la sensazione di avere finalmente la verità in pugno, di averla trovata.

La prospettiva assoluta richiede poi un minor dispendio di energia. Eleggere verità inamovibili, piuttosto che navigare nel bel mezzo di verità relative e mutevoli, ci consente di metter la parola “fine” all’analisi del mondo, risparmiando energia mentale. Si tratta insomma della via più facile.

Per ultimo ma non ultimo: è rassicurante. Invece di trascinarci in un vortice sconosciuto fatto di interpretazioni differenti di cui tener conto, la prospettiva assoluta abbraccia le nostre convinzioni; e questo ci fa sentire protetti.


COME VIVERE SERENAMENTE IN UN MONDO FATTO DI PROSPETTIVE RELATIVE

Basti riconoscere quanto le diverse prospettive della realtà abbiano da sempre offerto al mondo vantaggi altrimenti negati. Artisti, inventori, scienziati, pionieri nei campi più disparati hanno spesso donato contributi decisivi proprio grazie alla capacità di guardare con occhi nuovi eventi ritenuti inamovibili dai molti.

Sfruttare questa potenzialità ha reso e rende il mondo un ambiente variopinto e dinamico. Ci insegna ad abbracciare la relatività delle cose della vita come motivo di crescita, piuttosto che come ostacolo o grattacapo da risolvere una volta per tutte.
 
Risulta dunque utile vivere con entusiasmo e curiosità questa copresenza di multiple prospettive. Ricordare che ciò che fa parte dell’universo che ci circonda non è definitivo, assoluto e oggettivo, ma prende forma sulla base della natura e del filtro interpretativo di chi lo osserva.

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Ti auguro serenità e chiarezza interiore. A presto!

Nicolas Barilari

Io in primo piano, mentre mi trovo nel giardino cinese di Vancouver, in Canada.